L’Ossigenoterapia Iperbarica ha importanti indicazioni in molte patologie riguardanti tutti gli organi e apparati dell’organismo umano con ipossia e ischemia.

Il suo effetto terapeutico si esprime tramite la respirazione di una miscela gassosa satura di ossigeno e a livelli pressori differenti in base alla patologia.

La farmacodinamica dell’ossigeno, a pressioni superiori a quella atmosferica, determina una sua maggiore solubilità nel plasma, quindi un forte incremento di energia all’interno di ogni cellula grazie a una super attività mitocondriale che si esprime in crescita dell’ATP con iperproduzione di radicali liberi dell’ossigeno, ”ROS”, capace di azioni straordinarie sul metabolismo cellulare in generale, compresa la genetica endocellulare.

Tutto ciò coinvolge i tessuti degli organi e degli apparati del nostro organismo.
Ecco che piastrine, cellule del sangue e linfatiche, cellule endoteliali, mesenchimali, staminali sono coinvolte in un processo vitale capace di limitare o invertire un processo patologico.

La disgregazione dei tromboemboli gassosi e non, la potenza battericida che risolve patologie infettive come setticemie od osteomieliti resistenti, unitamente al potenziamento metabolico ed energetico cellulare capace di invertire tanti processi degenerativi, fanno della terapia iperbarica uno strumento di cura straordinario che diventa in diversi casi “salvavita” come per l’intossicazione da monossido di carbonio, la gangrena gassosa o la più classica patologia da decompressione dei subacquei.

LA CAMERA IPERBARICA

La camera iperbarica è un locale speciale la cui pressione può essere portata a valori più alti di quella atmosferici con l’immissione di aria opportunamente filtrata dall’esterno.

Dentro la camera iperbarica si respira ossigeno puro e la miscela prescritta attraverso una mascherina oronasale poggiata sul naso e sulla bocca.

La camera iperbarica è dotata di sistema di areazione, comunicazione e di una camera di trasferimento che permette al paziente in qualsiasi momento di uscire dalla camera principale o al medico esterno di entrare per eventuali consulenze o controlli.

LE PATOLOGIE TRATTATE IN CAMERA IPERBARICA

  • Patologia Da Decompressione (PDD)

  • Fratture a rischio

  • Gangrena gassosa da clostridi

  • Intossicazione da monossido di carbonio

  • Infezione acuta e cronica dei tessuti molli a varia eziologia

  • Ipoacusia improvvisa

  • Lesioni da schiacciamento e sindrome compartimentale

  • Embolia gassosa arteriosa (iatrogena o barotraumatica)

  • Innesti cutanei e lembi a rischio

  • Osteomielite cronica refrattaria

  • Retinopatia Pigmentosa

  • Lesioni tissutali post-attiniche

  • Lesioni da schiacciamento e sindrome compartimentale

  • Osteonecrosi asettica

  • Ulcere cutanee da insufficienza arteriosa, venosa e post-traumatica

  • Sindrome di Meniere

  • Sindrome Algodistrofica

  • Parodontopatia

EFFETTI COLLATERALI DELL’OSSIGENO TERAPIA IPERBARICA

È un evento raro dovuto a una reazione della corteccia cerebrale, forse scatenata dalla produzione in eccesso di radicali liberi. Per quanto sia un fenomeno che crea un vissuto negativo in chi la subisce e in chi vi assiste, non lascia reliquati ed è possibile continuare con la terapia ossiperbarica.

Nella sua forma relativa alla difficoltà di compensazione dell’orecchio medio è l’effetto collaterale più comune. A tutti i pazienti deve essere correttamente insegnata, all’inizio della prima seduta, la tecnica della compensazione. Normalmente questa viene appresa subito. A volte indipendentemente dal numero di sedute effettuate, il problema può presentarsi a causa di congestione della mucosa delle prime vie aeree. Il sintomo con cui si manifesta è il dolore, rapidamente ingravescente, tale da dover sospendere la fase di discesa.

Anche questo è un barotrauma. In questo caso la congestione mucosa interessa gli osti dei seni paranasali, in particolare di quello frontale. Il dolore è molto acuto ed è difficile poter continuare la seduta. Il paziente dovrà essere portato fuori dall’impianto e potrà riprendere la terapia iperbarica una volta guarito dalla patologia infiammatoria di base.

Questo evento è rarissimo e interessa subacquei che abbiano effettuato manovre di compensazione estremamente violente. Si tratta della rottura traumatica di una delle due membrane che mettono in comunicazione l’orecchio medio con quello interno. Tale rottura si verifica quando, a causa della difficoltà di compensazione, la manovra di Valsalva viene forzata. Una delle tube di Eustachio si apre improvvisamente e l’aria che entra nell’orecchio medio spinge violentemente la staffa contro la finestra ovale, potendo arrivare a romperne la membrana o, di riflesso, a rompere quella della finestra rotonda, dove l’onda d’urto va a scaricarsi. L’effetto clinico è rappresentato da una vertigine violenta, con fotofobia e tutti i sintomi vagali relativi. Il riposo assoluto al buio per lunghi periodi può essere sufficiente a riparare il danno. Se ciò non bastasse si ricorre all’intervento chirurgico.

Anche in questo caso si tratta di un barotrauma. La causa è la penetrazione di aria compressa durante la fase di compressione in una cavità artificiale del dente (otturazione), il suo intrappolamento e la successiva dilatazione nella fase di risalita. Al paziente che denuncia un simile problema viene suggerito di stringere la dentatura in modo da consentire la compressione dell’aria e la sua uscita. Perché si verifichi questo incidente è quindi necessaria la presenza di un dente otturato con aria all’interno della cavità artificiale e comunicazione di questa cavità con l’esterno. A volte capita di avere l’espulsione asintomatica della capsula, poiché il fenomeno avviene su un dente devitalizzato, dunque privo di sensibilità.

Con l’avvento delle tabelle a ossigeno questo fenomeno è diventato estremamente improbabile per i pazienti. È da tenere presente, invece, come complicanza che possa interessare gli assistenti interni, soprattutto in quegli impianti iperbarici che si trovano nei pressi di località di turismo subacqueo, dove può capitare di eseguire diversi trattamenti di emergenza nel corso della giornata. Al di là dell’emergenza, comunque, le tabelle in uso prevedono sempre il comportamento da tenere per salvaguardare la salute dell’assistente interno.

Un evento non più possibile nei moderni impianti, ma che è successo in passato è costituito dalla errata somministrazione di gas. Invece che ossigeno, alcuni pazienti avevano respirato aria per tutta la durata della terapia. Questo fenomeno non è più possibile poiché tutti gli impianti hanno controlli per la sicurezza dei gas respirati. Tra tutti il più importante è il controllo della percentuale dei gas respirati direttamente a livello del mascherino.

Come per l’embolia gassosa arteriosa, anche uno pneumotorace di natura barotraumatica è un evento estremamente raro. Alcuni casi descritti in letteratura si riferiscono a rottura di bolle enfisematose superficiali, di solito congenite e non dovute a patologie intercorrenti.

Entrare in un impianto iperbarico può dare un senso di soffocamento o semplicemente scatenare una certa resistenza al paziente che, pur non essendo claustrofobico ha già manifestato questo problema psicologico. La presenza di altri pazienti, la rassicurazione ricevuta dal medico, la presenza di personale specializzato all’interno sono fattori rassicuranti.

Le camere iperbariche più moderne sono inserite in strutture esterne che non consentono ai pazienti la visione dell’involucro di acciaio, ma danno loro l’impressione di entrare in una stanza come le altre. L’uso di farmaci per ridurre questa sintomatologia non è controindicato.